In un periodo come quello in cui tutti noi viviamo, si sa, ci sono novità in campo scientifico-tecnologico tutti i giorni, ed oggi, ovviamente, non fa eccezione. Notizia del giorno in campo tecnologico, infatti, è che, dopo la tecnologia che ha reso possibile il creare display capaci di piegarsi quasi come un foglio di carta, alcuni ricercatori di Pechino, e per la precisione dell'Università e Accademia delle Scienze, sono riusciti a creare un tipo di metallo liquido programmabile. Di cosa sto parlando? Di un tipo di metallo capace di plasmarsi, attraverso l'uso di elettrodi, creando diverse forme nello spazio. In verità questa non sarebbe neppure una grossa novità di per sé. Già da un po' di tempo ricercatori di buona parte del mondo studiano tali materiali liquidi capaci, secondo alcuni, di aprire le porte ad un tipo di tecnologia in grado di portare alla creazione di "Soft Robot" (Robot Morbidi) utili a lavorare in spazi inaccessibili ai classici strumenti di semplice e rigido metallo. La novità, semmai, sta nel fatto che dagli studi fatti pare che la nuova lega di metallo made in Pechino sia capace, a differenza delle precedenti, di plasmarsi non solo su un piano ma addirittura in tre dimensioni. Questo materiale è, quindi, in grado di muoversi non solo orizzontalmente, ma anche verticalmente nello spazio, superando un problema fondamentale da cui erano affette le sue "antenate", ossia quello della sua eccessiva tensione superficiale che inibiva, appunto, la possibilità di staccarsi dal piano sul quale era poggiato. Grazie, infatti, ad una specifica soluzione nella quale il materiale è stato immerso, questo è diventato capace di sollevarsi letteralmente anche al di fuori dello stesso liquido plasmandosi, per la prima volta, in uno spazio 3D.
A questo punto la domanda potrebbe sorgere spontanea: cosa cambierà questa scoperta? Beh, per ora ancora niente di eclatante su quel fronte. Purtroppo siamo lontani da robot liquidi alla Terminator ma, con l'accumularsi di queste scoperte, forse un giorno potremmo godere di un tipo di automi del tutto inedito e potenzialmente molto utile per una serie di lavori per ora impossibili ai comuni metalli. Insomma, ad ogni scoperta il suo tempo di crescita e, come si suol dire, chi vivrà, vedrà.
Ma adesso, come spesso ormai mi capita di fare, vorrei proporre le solite domande sull'argomento. Dunque, come di consueto, facciamoci due domande. Mi è capitato, leggendo le notizie su questa scoperta, di finire su articoli i quali, in maniera più o meno velata, sia asseriva quanto questa scoperta potesse potenzialmente essere una tecnologia ereditata in qualche modo da fonti aliene. Ora, indipendentemente dal mio essere per natura una persona piuttosto scettica riguardo questo genere di argomenti, vorrei chiedere a chi di dovere una semplice cosa: ma davvero? Siamo davvero arrivati talmente tanto alla frutta da non poter pensare che le scoperte, più o meno innovative, cui giungiamo non possano essere frutto del nostro ingegno? Insomma, capisco quanto sia affascinante il pensare di non essere i soli, ma da qui all'urlare alla visita aliena per ogni progresso dell'umanità... Ed, in seconda battuta mi domando, e questo probabilmente si legherebbe di più ad un discorso sulla bio-robotica, fino a che punto questa evoluzione tecnica cambierà in meglio le nostre vite e quanto diventerà per noi una specie di "involuzione"? Mi spiego meglio, pensate ai cellulari, la tecnologia che più ha condizionato la vita umana negli ultimi trent'anni in diversi modi, non sempre positivi. Si sa, infatti, che la tecnologia cellulare (e quella di internet) hanno avuti risvolti (sociali e non) piuttosto incalcolabili, creando una società "social" e non sempre propriamente "sociale". Basta sfogliare qualche testo di Sociologia per rendersene conto, od anche solo guardarsi attorno alla fermata dell'autobus. E allora la mia domanda è: sono queste evoluzioni assodate, certo, ma fino a che punto? Dove sta la discriminante tra un evoluzione (buona per sua stessa accezione) ed un'involuzione dannosa? A voi, come sempre, la parola. Io vi saluto e vi ricordo, come sempre, che non è importante cosa si pensa, l'importante è continuare a farsi domande.